Giovanni Cervi
Parma, Italy
(indipendent
curator and art
director pig magazine, italy)
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L'archeologia è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del
passato e le loro relazioni con l'ambiente circostante, mediante la
raccolta, la documentazione e l'analisi delle tracce materiali che hanno
lasciato. Delle tombe del 5000 a.c., ad esempio, vengono studiate le
posizioni e le condizioni dei corpi tumulati e i manufatti che li
accompagnano. Per cercare di capire come viveva, come interagiva e in cosa
credeva una determinate popolazione.
Un punto focale dell’archeologia è il rapporto con la morte. Per
comprendere come viveva una civiltà se ne studia il culto dei defunti;
importante per capirne l’evoluzione è anche la stratificazione dei
sedimenti, cosa è sopra e cosa è sotto, cosa è stato aggiunto e cosa è
stato tolto.
Trovo che l’arte di Alexander Sterzel abbia un approccio e un metodo di
ricerca molto simile all’archeologia: attraverso stratificazioni cerca di
svelare la vita dei suoi soggetti. Persone morte, forse anche solo
interiormente, sospese in un limbo in attesa di essere “scoperte”.
Alexander rivela la bizzarria della condizione umana, l’attaccamento
ancestrale ai simboli legati alla morte, la diversità di ognuno di noi.
L’anima e il mostro che sono legati a ogni individuo. Il mistero e il
bizzarro che permea le nostre esistenze.
Alexander rivela l’anima dei singoli attraverso segni universali.
Uno dei problemi fondamentali dell’attuale civiltà occidentale è
l’allontanamento dalla morte. La mancanza di accettazione della fine della
vita e il rifiuto di riconoscere il ciclo della vita nella sua integralità
sono segni del declino spirituale del nostro tempo.
Sterzel ci fa riflettere sulla sacralità del ciclo vitale. L’importanza di
artisti che ci fanno guardare oltre è un valore fondamentale per capire la
natura umana e il senso della vita e che ciò che crediamo oscuro è, a
volte, l’unica cosa chiara che abbiamo.
Alexander Sterzel è uno di questi artisti.
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